giovedì 31 ottobre 2013

ADRIANO OLIVETTI - UN IMPRENDITORE DA IMITARE

Fin da quando lavoravo in azienda ho solo e soltanto sentito il top management parlare di risultato economico dell'anno in corso e raramente affrontare il futuro come faceva Adriano. Se non si riusciva a raggiungere l'obiettivo economico nell'anno solare l'unica soluzione erano tagli al personale e aumento dei prezzi a scapito ovviamente del venduto, aprendo un ombrello alla concorrenza. È chiaro un manager che guida un'azienda deve rispondere alla proprietà che pensa solo ai propri interessi. Una politica industriale estremamente miope, altro che rischio imprenditoriale. Lo so, non è semplice fare l'imprenditore, ma dal momento che è stata fatta questa scelta uno ha il sacrosanto dovere di pensare al benessere dei propri dipendenti e al futuro dell'azienda. Abbiamo visto nella fiction di Adriano Olivetti una sintesi di tutto quello che può accadere in un'impresa e non voglio ripetermi. Mi limito a dire che per fare l'imprenditore ci vuole molto coraggio e non basta sopravvivere, perché nel medio-lungo periodo si esce dal mercato. La politica e le banche hanno una grossa responsabilità, e devono essere in grado di fare delle scelte non solo economiche ma valutare con competenza le potenzialità dell'azienda. Avere solo il risultato economico a breve termine può essere un suicidio. Non mi inoltro negli altri aspetti in cui i manager o la proprietà fanno operazioni truffaldine a spese dei risparmiatori e della società. Verrà il momento in cui questi signori dovranno rendere conto del loro operato! 

mercoledì 30 ottobre 2013

ADRIANO OLIVETTI - UN UOMO DI VALORE

Dopo aver visto le due puntate sulla vita di Adriano Olivetti mi sono immediatamente venute alla mente alcune riflessioni. Il vizio degli americani di spiare chiunque per non essere mai secondi a nessuno, senza capire il valore intrinseco degli uomini anzi falsandolo a loro piacimento pensando di essere infallibili. Un uomo solo, per quanto valoroso, lungimirante e competente, immerso in una società malata ed egoista non può cambiare il mondo. Adriano Olivetti, durante la sua vita, ha lottato strenuamente contro la corruzione della politica e il malaffare imprenditoriale che ha sempre messo il valore economico al primo posto di ogni loro azione. Adriano Olivetti aveva capito che la risorsa più importante è l’uomo e per questo è stato combattuto dalle banche, dagli imprenditori e dalla politica. Nonostante questo ha vinto, dimostrando a tutti come si lotta per far vincere un sogno. Il mondo non è cambiato se non in peggio, ma Adriano per lo meno ci ha provato a migliorarlo nelle fabbriche e nei territori dove ha fatto nascere le sue produzioni e di questo dobbiamo ringraziarlo. Le bestie feroci che ci stanno intorno non essendo all’altezza di uomini come Adriano, purtroppo scomparsi dalla cosiddetta civiltà odierna, hanno scavato un solco profondo nella società che non sappiamo dove ci porterà. Ho ancora tante riflessioni da fare ma mi voglio fermare qui per il momento.

domenica 13 ottobre 2013

Riflessioni su un post di LinkedIn

Quando è nato il sindacato, per migliorare le condizioni lavorative e sociali  dei lavoratori, tutto il suo impegno era rivolto a questi unici obiettivi. Gli operai lo seguivano e tutti erano uniti. Quella forza straordinaria ha cambiato il mondo. Poi, come spesso succede, si perde di vista che il mondo evolve, che le esigenze dei lavoratori cambiano e allora gli interessi si spostano. Da molti, troppi anni, il sindacato ha perso di vista la realtà. Il potere, la carriera politica è il loro nuovo interesse. Non sono parole, sono fatti. I sindacalisti hanno occupato poltrone sempre più importanti e sarebbe ora che i lavoratori pretendessero un nuovo impegno da parte dei sindacati che non riescono più a fare il loro mestiere originario. Anzi si sono addirittura divisi per essere più legati ai singoli partiti d'appartenenza, indebolendosi. Le aziende l'hanno capito e affondano il coltello. Lo sciopero non è più uno strumento di lotta efficace, ha perso il suo smalto. La contrapposizione feroce ha ottenuto l'effetto contrario. Non so dire quali possano essere gli strumenti alternativi allo sciopero. Inoltre chi è giovane in cerca di un lavoro contro chi sciopera? Contro il sistema? Dovremo fare una rivoluzione? Forse, ma per favore non diamo a questo termine il significato violento che lo ha contraddistinto nei tempi. Ci vorrebbero scelte lungimiranti da parte della politica per convincere le aziende a cambiare musica, ma con questi uomini che abbiamo e con questi sindacalisti non si va da nessuna parte. Se potessi fare io un referendum chiederei che l'Italia venisse annessa a uno Stato estero più efficiente e mandare a casa tutti i politici italiani. Utopia! Forse. Ma se si pensa che ormai le aziende realizzano le loro produzioni all'estero e fuggono dall'Italia depauperando i loro concittadini e lavoratori, e che molte aziende decidono di trasferire i loro uffici direzionali all'estero mi sembra che questo processo sia già iniziato. Pensiamo a Fiat, Alitalia e potrei citarne tante altre. Noi ci terremo solo i politici ....... sai che conquista! E allora andiamocene anche noi. Certo, come ho già letto, non tutti hanno il coraggio o possono farlo. Gli sgravi fiscali alle aziende o gli incentivi non servono da soli a creare lavoro. Bisogna che le aziende e lo stato investano in ricerca e istruzione e destinino una quota importante del PIL a queste attività. Tutti lo sanno, tutti lo dicono, ma nessuno lo fa. Noi abbiamo solo armi spuntate ....... non serve più nemmeno il voto a cambiare le cose. Non c'è alternativa politica e anche se ci fosse un numero di giovani politici lungimiranti verrebbero fagocitati da tutti gli altri. Anche i politici a 65 anni dovrebbero andare in pensione, cioè uscire completamente e per sempre dalla scena politica, compresi gli interventi negli show televisivi. La mia è un'arringa contro tutto e contro tutti. Però continuo a lottare anche se è difficilissimo, a spronare i giovani a non desistere, a cercare forme diverse di lavoro al di fuori delle proprie competenze specifiche acquisite nei corsi di laurea. Credo che il mondo reale, indipendentemente da quelli che cercano consapevolmente o meno di detronizzarlo, troverà prima o poi un suo nuovo punto di equilibrio. Le aziende ad esempio se desiderano sopravvivere devono per forza trovare altri prodotti, altre innovazioni. Non possono pretendere di fare business con i prodotti attuali, la concorrenza estera li schiaccerebbe. Purtroppo alcuni giovani che da due o tre anni patiscono la disoccupazione saranno i più penalizzati (dai 29 anni ai 35) e altri meno giovani che hanno perso il lavoro mangeranno la polvere. Le soluzioni purtroppo le dovrebbero trovare i politici ....... sperando siano diversi da quelli che ci hanno portati a questo disastro. Noi possiamo solo sperare, continuare a studiare per mestieri alternativi anche più umili che oggi fanno chi viene a trovare una nuova vita dai paesi dell'est o dai paesi in guerra e ovviamente le lingue. Mandiamo in giro curricula meno specializzati, più generici, che aprano diversi orizzonti. Il vecchio adagio "impara l'arte e mettila da parte" è ancora valido. Alle aziende oggi interessano di più gli atteggiamenti positivi, concreti, aperti, rivolti a imparare, piuttosto che le competenze. Lo scollamento fra scuole, università e mondo del lavoro fa si che le aziende non si fidino dei voti di laurea. Ci sono solo poche eccezioni pilotate da referenze più o meno importanti. È difficile perfino fare uno stage. Ringraziamo le recenti riforme universitarie! Potrei continuare su questo tono ma preferisco non farlo.
Il consiglio che do a tutti i giovani che si trovano in questa terribile situazione è di non mollare, di metterci fantasia, di esplorare tutte le soluzioni, perché non posso credere che l'economia di questo paese non abbia uno scatto d'orgoglio. Quando a rimetterci saranno anche le banche le cose cominceranno a cambiare e non sarà per merito dei politici ma della concorrenza estera. Questo è il mio pensiero oggi, disposto a cambiarlo nel caso ci sia un'inversione di tendenza. I giovani devono farsi sentire con i mezzi leciti che hanno a disposizione. Il web è uno strumento potentissimo. Facciano conoscere le loro opinioni, senza legarsi a nessun partito che li userebbe come è successo nel 1968. 

domenica 11 agosto 2013

SOGGIORNO A APRICALE (Imperia) 7-8 agosto 2013

Finalmente dopo un periodo in cui non ci è stato possibile muoverci da casa, se non per una gita fuori porta, abbiamo colto l'occasione di una recita teatrale della figlia e del genero di nostri carissimi amici per recarci in un Borgo medievale molto caratteristico. Il viaggio sarebbe durato circa tre ore se non fosse stato per i "soliti" giochi che qui a Torino chiamano Masters Games che hanno praticamente allungato il nostro cammino per più di un'ora e mezza, causa un blocco stradale di gigantesche proporzioni, per consentire lo svolgimento dei giochi. Ma lasciamo stare i commenti su organizzatori e ciclisti, tanto la voce dei cittadini non viene mai considerata. A parte questo inconveniente, la bella giornata e il traffico poco intenso hanno riportato il nostro morale a livelli accettabili. Raggiungiamo Apricale all'ora di pranzo. Trovare parcheggio è un'impresa tutt'altro che facile, ma il buon senso ci ha fatto sostare lungo la strada prima di arrivare al paese, anche su consiglio della signora della reception alla quale avevamo telefonato per avvisarla del nostro arrivo. Per farci assegnare la camera abbiamo dovuto aspettare le 15.00 e nel frattempo abbiamo mangiato nella piazza principale in un Bar-Ristorante chiamato A CIASSA.
La foto qui a fianco è stata scattata proprio nella piazza. Dopo aver pranzato e assaggiato i fiori di zucca ripieni ci siamo recati alla reception dove siamo stati accolti dalla Sig.a Emanuela che ci ha dato il suo benvenuto offrendoci una bevanda rinfrescante fatta in casa, a base di Pompelmo e Menta. Qui ad Apricale esiste una realtà di soggiorno che non avevo mai sperimentato: si chiama Albergo Diffuso (http://www.muntaecara.it/). 
Dopo aver fatto l'accettazione e aver pagato in anticipo la camera abbiamo percorso i carrugi e siamo andati a riposare nella camera. Gli alloggi sono diffusi in tutto il paese e sono ricavati da abitazioni che un tempo erano private. Ristrutturate in modo molto intelligente e pittoresco. Quella destinata a noi è molto carina ed accogliente, anche se piccola. Per accedere ai servizi bisogna scendere tre gradini e fare attenzione a non sbattere la testa. Tutto è stato lasciato praticamente originale con il soffitto a volte e le mura in pietra. Non abbiamo trovato aria condizionata ma la camera era abbastanza fresca. Certo non è proprio confortevole camminare sulle stradine, quasi tutte acciottolate, e per le scale in un continuo sali e scendi (munta e cara), ma è il prezzo che si deve pagare se si vuole visitare un Borgo medievale (http://www.apricale.org/it/ilpaese.asp). Il motivo del nostro soggiorno è stato quello di assistere ad uno spettacolo teatrale che definirei itinerante. Si apre e finisce sul palco, allestito sulla Piazza V.Emanuele II, con lo sfondo di un panorama collinare e di un paesino, Perinaldo, che illuminato la sera somiglia a un presepe.


PALCO SULLA PIAZZA
PRINCIPALE
Gli spettatori sono tutti rigorosamente in piedi e vengono suddivisi in gruppi per seguire e assistere alle varie scene in cui i personaggi recitano la loro parte integrandosi nello scenario del Borgo. Tutto è molto suggestivo, le luci multicolori illuminano le scene e l'acustica (senza altoparlanti) è garantita dall'ambiente raccolto del Borgo. Per darvi un'idea allego qualche foto scattate all'interno del castello, su muretti e balconcini, o in anfratti naturali del Borgo.




INTERNO 
AL
CASTELLO












SOPRA IL PARAPETTO DI UNA PICCOLA
SCALINATA


Come si può notare il Borgo si presta molto bene all'inserimento delle varie scene. Gli spettatori seguono un percorso obbligato guidati dal personale e successivamente raccolti nei pressi della scena dove si trova l'attore in attesa di recitare la sua parte. Dimenticavo ...... i protagonisti sono i personaggi del "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare in una libera interpretazione. Uno spettacolo molto originale, vario e a tratti divertente, dove gli spettatori itineranti quasi si sentono integrati nelle scene senza accusare il peso della stanchezza per restare in piedi quasi due ore e mezza.
Tutto si svolge in perfetto ordine e gli applausi si fanno sentire. L'illuminazione è perfetta e molto suggestiva. Sono quasi 11 stazioni. 




La suddivisione in gruppi degli spettatori è obbligata per consentire a tutti di assistere allo spettacolo nel migliore dei modi.
A volte conviene aspettare che due gruppi si raccolgano dove lo spazio lo consente. Alla fine ci ritroviamo tutti nella piazza principale per la conclusione dello spettacolo, dove il pubblico viene coinvolto per dare una spiegazione al sogno che alcuni vorrebbero fare. Una risata generale puntualizza un sogno molto particolare di due del pubblico che vorrebbero sognare un buco nero. Non mi ricordo la lettura della spiegazione del conduttore.

ALTRE SCENE
INTEGRATE
NEL BORGO
















Nell'ultima foto gli attori si sono appoggiati alla balaustra che da sulla piazza per ricevere i numerosi applausi da tutto il pubblico.

Lo spettacolo è finito. Torniamo nelle nostre camere soddisfatti della serata.
La mattina dopo ci ritroviamo nella sala della colazione dove ci intratteniamo con la Sig.a che ci ha accolto il giorno prima e che risponde con garbo a tutte le domande che volta per volta le ponevamo. Sembrerebbe che questa soluzione Dell'Albergo Diffuso ci sia in altre 69 località in Italia. Farò un'indagine per scoprire dove sono. La colazione è abbondante e ricca, adatta per ogni palato. L'ambiente è confortevole e le decorazioni alle pareti sono decisamente gradevoli. Fuori piove, ma non importa. Grazie Apricale, grazie alla compagnia del Teatro della tosse (http://www.teatrodellatosse.it/joomla/index.php), grazie a Munta e Cara.
Alla prossima volta.













venerdì 26 luglio 2013

CARO PAPA FRANCESCO


La tua elezione a Papa è stata una benedizione divina. Più passano i giorni e più mi rendo conto che quanto è accaduto in Vaticano durante il Conclave assomiglia a un miracolo. So quanto tieni alla semplicità e all'umiltà nonostante il ruolo che ricopri e capisco che certe parole possano andare in direzione opposta, ma non sono riuscito a trovare un sinonimo. Stai cambiando in modo radicale la Chiesa e mi auguro che tu possa fare altrettanto con questa società, piena di persone arroganti, prepotenti ed egoiste. Più volte ho sentito nei tuoi discorsi molti appelli in tal senso e ne sono stato felice. Il mio augurio è che queste persone vengano colte da un serio pentimento, illuminate dalle parole che nostro Signore ha messo sulle tue labbra e cambino, per un mondo migliore. Ho seguito il tuo viaggio in Brasile, paese che conosco in quanto ci sono stato, e ho ammirato le tue gesta, il tuo coraggio nell'avvicinare tante persone sconosciute e perfino sorseggiare con tanta naturalezza il "mate" offerto da uno dei tanti che facevano cordone alla tua papamobile. Conosco un po' di portoghese e ho potuto sentire dalla tua viva voce ciò che hai detto. Ripropongo qui un link che rappresenta una sintesi di circa 2h 20' circa del tuo viaggio in questo straordinario paese: ( http://www.lastampa.it/2013/07/25/multimedia/esteri/gmg-diretta-tv-8frriSpPYcigTpdP3NjhvJ/pagina.html?wtrk=cpc.social.Twitter )
Hai anche detto che un cristiano non può essere pessimista. È vero! Ma quanto è difficile non esserlo sapendo che i "potenti" preferiscono le guerre alla pace, la ricchezza smodata a tutti i costi, la prepotenza alla giustizia, l'indifferenza ai reali problemi dei popoli e via dicendo. Io sono diventato pessimista da qualche anno, cioè da quando non vedo alternative al malcostume e ignoranza dilagante nel mio paese. Adesso che ti ho conosciuto e ho capito che fai sul serio proverò a violentare la mia natura pessimista e ritornare come ero prima. So che non mi deluderai. Forza sono con te.

martedì 2 luglio 2013

L'OTTIMISMO ........


Cos'è l'ottimismo? Su quali presupposti si fonda?

Credo che l'ottimismo sia un atteggiamento che nasce da una valutazione degli eventi esterni in modo tale che, anche in presenza di fatti negativi e duraturi, dia sempre la sensazione che esista una possibilità di invertire la tendenza. Meglio della mia definizione c'è n'è una molto più articolata e completa che potete trovare su wikipedia, al seguente indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Ottimismo
Ora mi domando? Una persona che, per carattere, è ottimista, cioè vede il bicchiere mezzo pieno, sarà sempre così per tutta la vita o possono verificarsi fatti, indipendenti dalla sua volontà per cui può cambiare atteggiamento? L'ottimismo è davvero un elemento del nostro DNA del Sociale, o piuttosto è un elemento che può farsi condizionare da eventi sfortunati più o meno drammatici e frequenti? È più facile per una persona, ottimista per natura, cambiare atteggiamento per poi tornare a vedere il bicchiere mezzo pieno al primo segnale positivo, o una persona pessimista cambiare atteggiamento in modo duraturo dopo aver sperimentato che vedere il bicchiere mezzo vuoto danneggia la propria vita e forse quella degli altri? Dall'articolo di wikipedia emergono due aspetti cardine dell'ottimismo, quello ottuso e quello realistico. Può dirsi altrettanto del pessimismo?
Ci sono persone pessimiste che di fronte a un cambiamento positivo nella propria vita, magari duraturo, pensano che è stato frutto del caso e non del suo impegno o della sua bravura, e continuano a essere pessimiste. Ce ne sono altre, ottimiste, che pur essendo martoriate da eventi spiacevoli, continuano a essere positive e vedere il bicchiere mezzo pieno. Certo, mantenere un atteggiamento propositivo a dispetto degli eventi aiuta; tuttavia non si può negare che spesso l'ottimismo a tutti i costi è irritante e porta gli altri a considerare questa persona ingenua e poco attenta ad una valutazione realistica degli eventi stessi. La mancanza di fiducia nel prossimo, nella propria nazione, nei politici non è necessariamente pessimismo se esistono, alla valutazione dei fatti, le condizioni per un cambiamento generazionale che ci potrebbe far recuperare l'immagine di ciò che ci sta di fronte. Ma se questi presupposti vengono a mancare per troppo tempo allora il pessimismo prende il sopravvento e si rischia di sfociare nella depressione. Mi piacerebbe avere un'opinione professionale da sociologi e psicologi con un linguaggio non troppo criptato.
  

lunedì 1 luglio 2013

La distruzione del diritto del lavoro da Linkedin

Epifani, come tutti i sindacalisti, si sono costruiti posti ad hoc nella politica e si sono dimenticati dei lavoratori ..... o forse non ci hanno mai considerati. Inoltre con la loro politica a senso unico hanno creato una frattura tra le imprese e i lavoratori. Nelle discussioni che seguo in altri Social Network ci sono alcuni esponenti illustri che mi ricordano di pensare positivo e di cercare altre strade per trovare lavoro! Come se non ci avessi pensato da solo ...... ma non è facile. Ormai siamo a una spirale pericolosa: la maggioranza dei cittadini non hanno soldi per comprare, le imprese non guadagnano quindi abbastanza per investire in risorse, la disoccupazione, giovanile e non, aumenta e le entrate calano ...... Quando si invertirà questo processo? Nessuno ne ha la più pallida idea. Gli incentivi basteranno ......? Seguendo il mio ottimismo sono portato a dire che gli incentivi saneranno molte imprese .... ma nuovi posti di lavoro saranno dati con il contagocce. 

sabato 22 giugno 2013

Il mondo fasullo della pubblicità

Se il mondo fosse come la pubblicità televisiva ce lo racconta non avremo guerre, saremo tutti solidali e felici, pieni di salute, con i capelli lisci e la pelle curata. Una realtà distorta e mendace che attribuisce ad una vettura la felicità di una famiglia, a una bibita il recupero dell'energia, a una compagnia telefonica l'utilizzo di minuti veri, a dispetto dei minuti falsi che scandiscono le nostre giornate. Il nostro tempo è tutto fasullo, i nostri ideali sono il calcio, i campioni sportivi, le corse automobilistiche e via dicendo. I valori veri, quelli che fanno crescere, li conoscono solo una minoranza e in genere sono quelli che vengono additati da tutti gli altri come persone che non sanno vivere. Mi ricorda un episodio di un film degli anni '60 dove un padre insegna le furbizie al figlio piccolo per avere successo. Il figlio diventato grande rapina il padre per i propri bisogni personali. Ormai i giornali e le cronache sono piene di episodi similari. Che grandi insegnamenti ci da la pubblicità. Non parliamo poi della riedizione di Carosello ... una pena infinita: non basta rievocare la sigla e i siparietti quando le pubblicità sono le stesse che a ritmo serrato ci propongono fino alla nausea. 

Ma che colpa abbiamo noi!

Qualcuno ha la cortesia di darmi delle delucidazioni sul senso dell'articolo che ho letto su La Stampa a proposito dei Bonus che si stanno per dare alle aziende per assumere giovani al di sotto dei 30 anni? Ammesso, e non concesso, che le aziende usino questo Bonus per i fini a cui sono destinati, mi domando perché vale solo per i giovani al di sotto dei 30 anni. Chi si è laureato tre anni fa e, nonostante ogni sforzo, non è riuscito a trovare ancora un lavoro e adesso compie 31 anni viene penalizzato due volte. La prima perché colpito dalla crisi delle aziende e la seconda da un provvedimento che lo allontanerà ancora di più dal mondo del lavoro perché le aziende sceglieranno chi è più giovane. La ricerca del lavoro non si è limitata all'area professionale acquisita presso l'università di Torino in Scienze Biologiche, ma a tutto campo verso Call Center, qualifica da operaio e altri lavori al di fuori delle sue competenze. Le motivazioni per cui la ricerca non si è estesa all'estero sono da trovare, non alla scarsa conoscenza delle lingue o alla mancanza di volontà, ma a serie ragioni familiari. Dunque questi giovani, non più giovani per i nostri politici, saranno quindi condannati a restare senza lavoro? Ma che razza di Società è mai questa? Il risultato di questi provvedimenti è tutto da valutare. I laureati in Scienze Biologiche che conosco personalmente sono impiegati uno presso il tribunale, l'altro presso un'erboristeria, e un altro ancora come bibliotecario. E pensare che i Biologi dovrebbero essere utili, soprattutto oggi, per contrastare le sofisticazioni alimentari e ambientali sempre più numerose. Altro che formazione universitaria! E invece le aziende preferiscono assumere tecnici di laboratorio solo perché costano di meno e fanno funzionare i macchinari: a che serve il cervello? Non vorrei essere polemico, ma mi domando che senso ha sfornare altri laureati in Scienze biologiche quando le tre persone citate hanno conseguito la specialistica a pieni voti. Non vorrei che capitasse quello che è successo in Fiat a fine 2000 quando la stampa e i sindacati hanno taciuto, e oggi dimenticato, tante persone, tra cui molti dirigenti, licenziati da un giorno all'altro. Un'ultima domanda: con quale coraggio l'Italia si siede al tavolo degli 8 paesi più industrializzati?

giovedì 30 maggio 2013

NINNA NANNA

Cari lettori del mio Blog, è con immenso piacere che vi comunico di aver composto la mia prima canzone, che si trova su youtube (http://www.youtube.com/watch?v=g6Se-thQex8&hd=1). E' una ninna nanna per la mia nipotina Arianna che il 23 maggio ha compiuto quattro mesi. Spero vi piaccia. Ho intenzione di farla anche in versione brasiliana. Il testo è già pronto e adesso devo suonarla e registrarla per youtube al ritmo di una leggera bossa nova. La inserirò nel mio blog in portoghese
http://1947daniele.blogspot.it/

mercoledì 8 maggio 2013

E NOI SAREMMO CAPACI DI FARE ALTRETTANTO?


Si parla molto dei meccanismi della mente e del conseguente nostro comportamento ….. altruismo, egoismo …. ma di fronte a un caso come questo saremmo capaci di fare altrettanto? Ho sintetizzato questa storia come esempio virtuoso, tratto dal link che segue:
http://www.contandohistorias.com.br/historias/2006420.php

Ero con la mia famiglia, in ferie, in un zona isolata e con la macchina guasta. Questo è accaduto qualche anno fa, ma mi ricordo l’episodio come se fosse ieri. Tentai di far ripartire la vettura, inutilmente. Mia moglie e io, ipotizzammo che eravamo stati vittime di un’avaria alla batteria. Senza alternativa, decisi di andare a piedi fino al paese più vicino a chiedere aiuto. Dopo diversi km e una caviglia storta, arrivai finalmente ad un rifornimento di benzina, chiuso perché di domenica. Per fortuna c’era un telefono pubblico e una guida telefonica con pagine sgualcite. Riuscii comunque a telefonare ad una compagnia di auto soccorso che trovai nella guida.
- Non c’è problema, disse la persona dall’altra parte del telefono. Normalmente sono chiuso la domenica, ma data la circostanza potrei arrivare lì in una mezz’ora circa.
Rimasi sollevato, ma allo stesso tempo cosciente delle implicazioni finanziarie di quest’intervento fuori programma. Appena arrivò il carro attrezzi andammo dove avevo lasciato l’auto con moglie e figlio. Quando scesi dal carro attrezzi, osservai con sorpresa che il signore che mi stava soccorrendo aveva una gamba artificiale e stampelle per muoversi. Santo Dio! Era paraplegico!! Mentre si muoveva, cominciai di nuovo la mia ginnastica mentale nel calcolare il prezzo del suo aiuto.
- E’ solo la batteria scarica. La mise sotto carica con un apparecchio e nel frattempo l’uomo distraeva mio figlio con giochi di prestigio. Mentre rimetteva l’apparecchio nel carro attrezzi, domandai quanto gli dovevo. 
- Oh! Nulla, rispose, con mia grande sorpresa. 
- Devo pagargli qualcosa? Insistetti
- No, ripeté. Molti anni fa, qualcuno mi aiutò ad uscire da una situazione molto peggiore, quando persi le mie gambe, e il signore che mi soccorse, mi disse semplicemente: quando avrai un’occasione, fai la stessa cosa che ho fatto io. Quindi adesso è la mia occasione….Non mi deve nulla! Solo si ricordi: quando anche lei avrà un’occasione simile, faccia lo stesso…..
Io non la smettevo di ringraziare.
No, per favore, non ringrazi, solo ….. FACCIA LA STESSA COSA quando le capiterà di aiutare qualcuno.

domenica 14 aprile 2013

L'OPINIONE DI UN UOMO QUALUNQUE




La crisi è l'argomento più dibattuto da diverso tempo ormai. Ciascuno di noi ha o ha avuto la sfortuna d'imbattersi nella crisi o perché è stato licenziato o perché ha dovuto chiudere un'attività, o perché è uscito dall'azienda con incentivi e aspetta ancora la pensione o perché ha dei figli che non riescono a trovare lavoro o perché .... e qui la casistica può essere numerosa. Qualcuno ha scritto che non torneremo più indietro, altri hanno affermato che la crisi è quando i Clienti non pagano, altri ancora hanno ricordato che Einstein disse che la crisi sviluppa l'inventiva e che senza crisi non ci sono sfide. Altri hanno detto che una cosa è raccontare storielle e un'altra è la concretezza di affrontare il presente e mettere d'accordo il pranzo con la cena. Mi fermo qui e, nel mio piccolo con tutta l'umiltà di cui sono capace, affermo che tutte le cose che sono state scritte, anche se apparentemente alcune si contraddicono, sono vere. La crisi va affrontata a viso aperto, senza aspettare che altri risolvano i nostri problemi, rimboccarsi le maniche ed essere disponibili ad accettare lavori meno gratificanti come andare a scaricare la merce da un camion di notte. Molti laureati ancora non hanno trovato lavoro e  hanno abbandonato l'idea di lavorare nel proprio campo di specializzazione per trovare un lavoro qualsiasi, continuando a studiare in altri settori nel tentativo di aprire un domani una loro attività professionale senza aspettare che altri li assumano. Ritorno per un momento alla citazione di Einstein quando scrive " la vera crisi, è la crisi dell'incompetenza". Ammesso che questa crisi non sia stata cercata per via di una catena di comunicazioni non vere, che si sia ingigantita per via di un passaparola dove uno diceva cento e l'altro capiva mille, o per via di grandi esperti che dal loro pulpito dichiarano cose inesatte, chi è l'incompetente? Il politico e l'industriale che vogliono i massimi benefici a scapito dei lavoratori, o il lavoratore che non ha le sufficienti competenze per onorare il compito che l'azienda gli ha affidato? Dove può andare una Nazione se l'ingegnere si adatta a fare il fruttivendolo, o il biologo a fare il cameriere, o il laureato in legge a fare il domestico? Insomma quale futuro ha un Paese se la maggior parte dei laureati o dei diplomati non riesce a crescere professionalmente nel ramo per cui ha studiato e che gli è costato tanti sacrifici? Se tra i politici e grandi manager privati e pubblici regna l'incompetenza, vadano anche loro a scaricare le cassette al mercato invece di pretendere di darci lezioni di vita o peggio di rubare i soldi pubblici, ahimè impunemente. È prassi consolidata che i governanti vorrebbero una popolazione ignorante per raccontarle quello che vogliono e rimanere al potere per una vita. Gli investimenti fatti sulla scuola e nella ricerca lo dimostrano. I Paesi dove si investe il 10-15% del PIL ci stanno surclassando (www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-05/scuola-funziona-meglio-quella-090650.shtml?uuid=AbkcxG9G), e il nostro "pil" decresce di anno in anno. E i sindacati, anche loro, continuano a ripetere come un disco rotto "mettiamoci intorno a un tavolo per discutere tutti i problemi, una volta per tutte". Se dovessi mettere in fila tutti i tavoli delle trattative per  creare occupazione e strategie per il futuro, forse non basterebbe la distanza tra la terra e la luna. Conosco aziende i cui lavoratori, scontrandosi con i rappresentanti sindacali, hanno preferito riduzioni di stipendio pur di evitare licenziamenti di loro colleghi. Sono stufo delle battaglie ideologiche, bisogna essere più concreti e guardare in faccia la realtà. In questo si che mi auguro che il passato non torni più. Anche il settore bancario, con l'unico obbiettivo di massimizzare i risultati, continua ad operare tagli al personale e ridurre i prestiti alle PMI facendole fallire. La piccola e media impresa, zoccolo duro e orgoglio del nostro Paese, si sta fortemente ridimensionando e questo non è accettabile sia in termini occupazionali sia in termini di PIL. Lo Stato le ha abbandonate, dimenticando che sono state loro l'origine del nostro passato benessere. Si dovrebbe incentivare l'artigianato locale, aiutare l'agricoltura e il settore alimentare invece di multarlo per le quote latte o di investire sempre nelle solite multinazionali. Stimo e ammiro le persone che, dopo aver subito angherie di ogni genere, riescono a reinventarsi un lavoro o una nuova professionalità o adattarsi a fare qualunque cosa. Ma non dobbiamo dimenticarci che non siamo tutti uguali e c'è gente che psicologicamente non ce la fa, che si sente abbandonata dalla cosiddetta Società Civile, che forse ha subito,oltre alle umiliazioni nel mondo del lavoro, anche altre delusioni. Se tutti reagissero nel modo giusto non ci sarebbe la crisi e invece le dimensioni di disoccupati, inoccupati, esodati sta raggiungendo livelli insostenibili. E la politica cosa fa? Gioca a fare ostruzionismo. Non hanno rispetto per niente e per nessuno. Imprenditori e lavoratori che arrivano a commettere atti estremi dovrebbero restare sulla loro coscienza per tutta la vita e invece tutto scorre sulle loro spalle come acqua fresca. È come ucciderli una seconda volta, ma le colpe sono sempre quelle degli altri. C'è un forte bisogno di politici giovani, nuovi e onesti in grado d'interpretare i bisogni veri di un popolo e di far crescere la Nazione. Questa è la mia speranza.

venerdì 12 aprile 2013

LE QUATTRO CANDELE

Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva:
“IO SONO LA PACE
Ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!” Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.
La seconda disse:
“ IO SONO LA FEDE”
Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non ha senso che io resti accesa.”
Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste triste, la terza candela, a sua volta disse:
“ IO SONO L’AMORE
Non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Essi odiano perfino coloro che più li amano, i loro familiari.”
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. Inaspettatamente... .. un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. Impaurito per la semi oscurità, disse:
“ MA COSA FATE! VOI DOVETE RIMANERE ACCESE, IO HO PAURA DEL BUIO!”
E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela impietositasi disse:
“NON TEMERE, NON PIANGERE: FINCHE’ IO SARO’ ACCESA, POTREMO SEMPRE RIACCENDERE LE ALTRE TRE CANDELE:
Io sono 
LA SPERANZA”
Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza, e riaccese tutte le altre.
CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA DENTRO IL NOSTRO CUORE...
...e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di riaccendere con la sua Speranza, la Fede, la Pace e l’Amore!!!

giovedì 11 aprile 2013

LA BILANCIA


Una donna, vestita sobriamente, con il volto triste, entrò in un negozio, si avvicinò al padrone e umilmente gli chiese se poteva prendere alcuni alimenti a credito. Con delicatezza gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva lavorare e i loro sette figli avevano bisogno di cibo. Il padrone non accettò e le intimò di uscire dal negozio. Conoscendo la reale necessità della sua famiglia la donna supplicò: «Per favore, signore, glielo pagherò non appena posso»  Il padrone ribadì che non poteva farle credito, e che lei poteva rivolgersi ad un altro negozio. In piedi, vicino al banco, si trovava un giovane sacerdote che aveva ascoltato la conversazione tra il padrone del negozio e la donna. Il sacerdote si avvicinò e disse al padrone del negozio che avrebbe pagato quello che la donna avrebbe preso per il bisogno della sua famiglia.  Allora il padrone, con voce riluttante, chiese alla donna: «Ha la lista della spesa?» La donna disse, «Si, signore». «Bene!» disse il padrone. «Metta la sua lista sul piatto della bilancia e le darò tanta merce quanto pesa la sua lista». La donna esitò un attimo e, chinando la testa, cercò nel suo portafoglio un pezzo di carta, scrisse qualcosa e poi posò il foglietto su un piatto della bilancia. Gli occhi del padrone e del sacerdote si dilatarono per lo stupore, quando videro il piatto della bilancia, dove era stato posato il biglietto, abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il padrone del negozio, fissando la bilancia, disse:  « E’ incredibile! » Il giovane sacerdote sorrise, e il padrone cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull’altro piatto della bilancia. Pur continuando a mettere molti alimenti, il piatto della bilancia non si muoveva, fino a che si riempì. Il padrone rimase profondamente stupito.
 Alla fine, prese il foglietto di carta e lo fissò ancora più stupito e confuso.... Non era una lista della spesa! Era una preghiera, che diceva: «MIO DIO, TU CONOSCI LA MIA SITUAZIONE E SAI CIO’ DI CUI HO BISOGNO :METTO TUTTO NELLE TUE MANI!» Il padrone del negozio, in silenzio, consegnò alla donna tutto ciò che aveva messo nel piatto della bilancia. La donna ringraziò e uscì dal negozio.  Il giovane sacerdote, consegnando una banconota da 50, disse al padrone:  «Ora sappiamo quanto pesa una preghiera»
Il nome di quel sacerdote era Karol Wojtyla.


http://www.youtube.com/watch?v=zKz9-HCGLpc

mercoledì 10 aprile 2013

UNA BUONA NOTIZIA


Questa storia l'ho trovata su un sito brasiliano. L'ho tradotta per voi perché mi è piaciuta molto.
www.youtube.com/watch?v=o9scw8U04_Y

Una signora cinese già anziana, portava due grandi vasi, ciascuno appeso alle estremità di un bastone che teneva appoggiato sulle sue spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto e entrambi erano pieni d’acqua. Alla fine del percorso il vaso difettoso arrivava sempre pieno a metà. E la stessa cosa si ripeté per due lunghi anni. La signora anziana portava a casa sempre un vaso e mezzo d’acqua. Il vaso perfetto era orgoglioso, perché faceva sempre il suo dovere. Il vaso difettoso al contrario si vergognava della sua imperfezione; perdeva sempre metà del suo contenuto. Dopo due anni, riconoscendo il suo difetto, durante un tragitto parlò alla signora anziana: “Mi dispiace molto che a causa della mia crepa perda metà dell’acqua”. La signora sorrise e disse: “ Tu hai portato acqua nei fiori che stanno dalla tua parte? Mentre dall’altro lato no. Siccome ho sempre saputo che tu avevi una crepa, io allora ho piantato dei semi dalla tua parte e ogni giorno, facendo questo tragitto, tu innaffiavi i semi. Per due anni ho raccolto questi fiori meravigliosi per decorare la nostra tavola. Senza di te e il tuo modo d’essere non sarebbe stato possibile avere questa bellezza per rallegrare la nostra casa.  Ciascuno di noi ha un suo difetto particolare ……. ma sono le crepe e i difetti che fanno le nostre vite così interessanti e gratificanti. Dobbiamo accettare le persone come sono, cercando di vedere in loro quello che hanno di migliore.  Dedico questa storia a tutti i miei amici “difettosi”. Non sono io che devo dire agli altri di inviare questo messaggio ai loro amici; quello che è importante è che questa storia abbia toccato il loro cuore.

martedì 9 aprile 2013

AGGIORNAMNTO SU UN MIO ARTICOLO DEL 27 APRILE 2012



Il 27 aprile 2012 avevo scritto un articolo sul "lavoro" che non vi ripropongo, ma faccio una precisazione. Ripeto solo una parte e cioè questa: "Per chi volesse saperne di più, insieme ad alcuni episodi della mia vita, può leggere le prime 14 pagine scaricandole gratuitamente dal prologo del seguente sito "www.altromondoeditore.com/shop/home/detail/890". 
Ebbene chi andasse oggi su questo link non troverebbe nulla. Perché? Perché ho deciso, alla scadenza del contratto editoriale, di non rinnovarlo. Pubblicare un libro per un esordiente non è difficile, basta pagare dai 1500 ai 2800 euro. Con questa cifra ti offrono la stampa, l'uso del loro sito web, il progetto della copertina e la promozione presso librerie e altri canali. Bene quest'ultima nel mio caso è stata completamente disattesa dall'Ufficio stampa di Magazzino 51
(www.magazzino51.com/index.php/home/choose) e pertanto ho dato il mio consenso alla rottamazione delle copie invendute. Adesso sto cercando un altro editore. Un consiglio per chi volesse fare un'esperienza editoriale: chiedete prima chi è il distributore e l'Ufficio stampa perché è questo che le librerie conoscono. Nel caso non riuscissi a trovare un editore serio metterò il mio libro sul web in modo da renderlo scaricabile in versione gratuita. Intanto ho creato due filmati su youtube dove si può ascoltare il prologo:
http://youtu.be/W_X9l15Q_-A
e inoltre
http://youtu.be/BDvJSh4T7e0

lunedì 1 aprile 2013

L'ITALIA, LA MIA NAZIONE

Quello che sto leggendo e ascoltando in questi giorni nel mio paese è incredibile. Sembra che nessuno capisca che la situazione politica e sociale è molto pericolosa, e potrebbe diventare esplosiva. Tuttavia penso a volte che potrebbe essere addirittura peggiore. Le persone che dovrebbero trovare una soluzione stanno facendo ostruzionismo in Parlamento senza tenere in nessun conto le difficoltà della popolazione. La maggioranza dei deputati e senatori non sono degni di rappresentare gli italiani. Credo che la mia nazione sia l'unica al mondo ad avere un numero così significativo di partiti politici da rendere troppo frazionato il voto degli italiani e forse ostacolare persino il governo di questo paese: questa democrazia è solo apparente. È incredibile a dirsi ma per me la colpa di tutto questo è proprio degli italiani che danno fiducia a persone e a partiti che non la meritano. Il Brasile con le sue strategie politiche ed economiche ci sta superando, e se dovessimo continuare su questa strada potremmo essere considerati un paese da quarto mondo. Se io fossi un giovane non esiterei ad abbandonarlo per cercare fortuna all'estero, qui non avrei nessuna speranza. L'ignoranza e l'arroganza regnano sovrane e la corruzione e il vizio dilagano. Nonostante tutto questo i politici litigano per ottenere privilegi lasciando la popolazione nella povertà. Tutti i partiti usano la parola "responsabilità" a sproposito. La responsabilità se la devono prendere solo gli altri. Saremo capaci d'uscire da questa ingarbugliata situazione? Avremmo bisogno di uno scatto d'orgoglio

domenica 17 marzo 2013

CAMBIARE IL VOLTO DELL'ITALIA - IL LAVORO GIOVANILE AL PRIMO POSTO -


Io non sono un esperto in materia e vorrei capire di più di economia e di politica industriale, ma siccome mi ritengo una persona che ragiona vorrei tentare, al di là delle competenze specifiche, di fare alcune ipotesi:
Le banche riaprono i cordoni della borsa e cominciano di nuovo a far credito alle piccole e medie imprese. Naturalmente il minimo che possano richiedere è una garanzia che i soldi prestati ritornino in tempi stabiliti. Ciò vuol dire, da parte delle aziende, preparare un business plan, almeno triennale, che faccia capire quali opportunità di mercato ci siano in questo periodo. Immaginiamo anche che la politica decida di ridurre le tasse alle imprese per dar loro maggior respiro e conceda degli ulteriori sgravi per nuove assunzioni. Inoltre ipotizziamo che le aziende trovino più vantaggioso investire in prodotti industriali invece che nella finanza. Secondo voi basterebbe tutto ciò per rimettere in moto l'economia e il mondo del lavoro? Perché un'azienda dovrebbe preferire un investimento industriale piuttosto che uno in BTP, o in azioni e obbligazioni? Perché una banca dovrebbe fare altrettanto? Perché poi un'azienda dovrebbe ritornare a investire in Italia e lasciare altri paesi più convenienti? Può darsi che, se almeno due delle ipotesi elencate si verificassero, la fiducia nel nostro paese riprenderebbe consistenza e l'economia a marciare di nuovo. Ma se dopo aver detto tutto questo i cittadini, ormai svenati, non avessero più i soldi per comprare i prodotti, come sarebbe possibile una ripresa del fatturato delle aziende, ma soprattutto degli utili? Forse sarebbe meglio invertire il processo? Dare più soldi ai lavoratori? Io credo, nel mio piccolo, che la macchina farebbe lo stesso difficoltà a partire. Sono di più propenso a pensare che la soluzione sia da ricercare nello stanziare più risorse economiche (2 o 3% del PIL sono nulla) e umane nella ricerca, in modo che nuovi prodotti e servizi possano entrare nel mercato internazionale. Se questi prodotti risultassero validi e competitivi probabilmente compratori e investitori stranieri farebbero confluire le loro risorse economiche nel nostro paese. Allora avremmo più soldi per fare tutte le cose dette all'inizio. Mancano però solo alcune cose di non poco conto: maggiori controlli per evitare che i soldi dati alle aziende vadano ad alimentare produzioni estere delle multinazionali, che le banche utilizzino le loro risorse in maniera ineccepibile e che tutti si ritorni ad una etica professionale senza furbetti di ogni sorta. Infine credo che, almeno in Italia, soprattutto adesso che un nuovo Papa ha già fatto capire che vuole avere una chiesa più povera per i poveri, faccia sentire la sua voce forte ai politici e ai potenti della terra e non aprire le porte del Vaticano a chi palesemente ha messo sotto i piedi la morale a vantaggio dei loro egoismi particolari, senza un pentimento concreto. 

martedì 26 febbraio 2013

ELEZIONI 2013 ...... PROVE DI CAMBIAMENTO

Il 7 gennaio avevo scritto un commento dal titolo "Questa Italia non cambierà mai" e concludevo "Ne riparleremo dopo le elezioni". Mi sbagliavo. C'è una buona parte dell'Italia che vuole cambiare, che vuole ridurre drasticamente il potere dei partiti, cosiddetti tradizionali, che rimangono arroccati sulle loro posizioni privilegiate, incuranti dei sentimenti dei cittadini e soprattutto dei giovani. Purtroppo c'è ancora uno zoccolo duro nella popolazione che fa fatica a comprendere che certi politici ci stanno prendendo in giro o che pensano che siamo ancora negli anni 60. È ora che anche loro sappiano cosa vuol dire essere pensionati, anche se i loro emolumenti sono dorati. Il risultato di queste elezioni, secondo me, avrà uno strascico pesante nel quale tutti noi, ancora una volta, ci rimetteremo qualcosa in termini di soldi e in termini di arretramento culturale. Invece di andare verso la modernità, consolidiamo il nostro passato per nulla brillante. La paura è la nostra maestra di vita. Paura di doverci confrontare con il nuovo che avanza. Cambiare vuol dire morire per rinascere e non servono piccoli aggiustamenti. O si cambia veramente o si perde definitivamente. Adesso sono proprio curioso di vedere cosa s'inventeranno i politici che ci hanno "mal governato" fino ad ora! Avranno imparato la lezione? Io penso di no! La loro voglia di sopravvivenza a tutti i costi è più forte di qualsiasi cosa e lo hanno dimostrato in tutti i modi. L'unico sistema è metterli di fronte al fatto compiuto. Forse siamo arrivati a un bivio .... e allora accada quello che deve accadere . Ora o mai più.  

martedì 19 febbraio 2013

COMMUOVERSI PER UN SOFFIO DI VENTO


Chi non ha mai provato una strana sensazione di leggerezza, di ebbrezza dopo essere stato accarezzato da un soffio di vento. A me è successo molte volte e in alcune di esse mi sono ritrovato con il viso inumidito dalle lacrime per aver provato una profonda commozione.  La stessa magica sensazione l'ho vissuta questa sera assistendo alla fiction televisiva che raccontava la grande storia di Domenico Modugno. Un balzo indietro di quasi 50 anni, nei tempi in cui la passione andava a braccetto con l'entusiasmo, incuranti se si saltava un pasto o se si era costretti ad abbandonare il proprio paesello natio per inseguire i propri sogni. Si agiva quasi senza pensare perché la voglia di vivere, il coraggio di cambiare spesso erano più forti di ogni avversità. Si era intemperanti, a volte incoscienti ma si voleva a tutti i costi vincere le sfide che ogni giorno la vita ti metteva sul tuo cammino. In questo io non sono cambiato e vorrei tanto che i giovani di oggi capissero l'importanza della lotta per l'esistenza, del vincolo di un'amicizia sincera, di commuoversi per un niente, per un amore straordinario anche se vissuto da altri, del coraggio di vivere anche in condizioni precarie, della schiettezza dei rapporti umani, di saper dare il giusto valore alla poesia. Tutto questo ho rivissuto guardando la storia della vita di Domenico Modugno. Quante volte mi sono chiesto: "come nasce una canzone?" Mettendosi davanti a un pianoforte o camminando per la strada osservando il comportamento della gente, o perdersi nelle meraviglie della natura, o solo pensando alla propria vita che ogni giorno ci può dare la giusta ispirazione ! È stato entusiasmante ritrovare in questa fiction le risposte a questa domanda. A volte vogliamo essere originali a tutti i costi e perdiamo il contatto con la realtà. Ci dimentichiamo spesso che in fondo la semplicità dei piccoli gesti quotidiani è la nostra vera musa ispiratrice. Ho vissuto un'infanzia dorata e non m'importa delle sofferenze che ho dovuto affrontare. E adesso devo ricordarmi di quei tempi lontani, ritrovare lo stesso spirito di allora per superare i momenti difficili. A volte ci riesco, a volte no, piombando inesorabilmente nella disperazione. La sfida continua e quando si riflette sul valore vero della vita allora tutto ricomincia. Ma purtroppo non tutti ce la fanno. Basta un istante per perdere di vista quanto sia importante vivere. Il semplice ricordo dello sguardo rassicurante di mio padre su di me, del suo sorriso per i miei successi, dei suoi occhi tristi per le avversità che dovevo superare mi fanno ricordare che c'è sempre una via d'uscita. Sono gli stessi occhi del padre di Modugno quando lui decise di lasciare il suo paese per cercare fortuna, gli stessi occhi ridenti nel vederlo vincitore con la canzone "Nel blu dipinto di blu". E allora cerchiamo di dimenticare i momenti bui che stiamo vivendo e voliamo in un'altra dimensione. Chi non riesce a volare, distaccandosi dalla smania del potere, farà la stessa fine di Icaro.

venerdì 1 febbraio 2013

È NATA ARIANNA. BENVENUTA A CASA


Il 23 gennaio 2013 alle 12.19 è nata la piccola Arianna, la mia prima nipotina. Dopo sei giorni le è caduto il cordone ombelicale, quando normalmente dicono che, se curato bene, cada dal settimo al decimo giorno. Che sia già il primo segno tangibile che sarà una bambina precoce, quasi a confermare che da adesso farà tutto da sola? Del resto chi ha avuto questo nome nella mitologia e negli ambienti cristiani è sempre stata una persona dotata non solo di grazia ma di vivacità, decisione e forza e soprattutto di smania di libertà per l'innata curiosità verso tutto ciò che è nuovo.
Cara Arianna
sapessi quanto sono felice che tu sia venuta a trovarmi per rimanere con tutti noi. Potremo giocare insieme se lo vorrai, potrò insegnarti quello che so, sicuramente faremo delle passeggiate insieme e tu mi donerai i tuoi sorrisi, la tua gioia di vivere, la tua freschezza giovanile facendomi dimenticare le preoccupazioni quotidiane, rendendomi la vita più bella e serena. Probabilmente diventerò più giovane anch'io. Fammi entrare nel tuo mondo, fammi dimenticare quello che di brutto succede sulla terra, fammi concentrare sulle cose belle e straordinarie come la nascita di una nuova vita. Ogni piccola creatura che viene al mondo rappresenta una grande speranza. Il miracolo della vita si rinnova ogni giorno e solo chi è morto dentro non riesce ad apprezzarne il valore. Ti vedrò crescere e sarai una continua sorpresa per me, come lo è stata quando ho visto crescere i miei figli. Sono sicuro che mi stupirai e mi farai sentire piccolo piccolo quando non saprò rispondere a tono alle tue domande imbarazzanti e ai tuoi insistenti perché. Mi guarderai con sguardi interrogativi ma poi mi perdonerai e mi getterai le braccia al collo dicendomi: "non fa nulla nonno, mi basta che tu mi stia vicino" mandandomi in Paradiso. Benvenuta Arianna, fammi volare ancora sulle ali della fantasia. Benvenuta fra di noi. I tuoi genitori che ti hanno voluta così intensamente con Amore profondo, soffrendo tanto perché tardavi ad arrivare, adesso vivono momenti di straordinaria e intensa gioia da far scoppiare il cuore.  A noi che siamo i nonni hanno fatto il regalo più bello che uno possa ricevere nella propria esistenza. 
Benvenuta piccola Arianna. Regalerai gioia di vivere a tutti coloro che ti conosceranno, agli zii, ai cugini, agli amici che incontrerai poco per volta. Cambierai in modo profondo la nostra e la loro vita. Lo si vede già da adesso mentre ti guardano quel tuo dolce visino sorridente e sereno a pochi giorni dalla tua nascita.




mercoledì 30 gennaio 2013

CERVELLI ALL'ESTERO MA PER RITORNARE

Mi riferisco all'articolo del 30 gennaio 2013 su La Stampa nella Cronaca di Torino a pag. 51. L'opportunità di crescita professionale e umana dovrebbe essere estesa a tutti i giovani e non solo a quelli di età inferiore ai 27 anni. Chi oggi ha 30 o 32 anni (tanto per fare un'esempio) viene colpito due volte: la prima perché politici e industriali, sindacati, Università compresa, non hanno dato le possibilità di trovare un lavoro e di formarsi una famiglia e la seconda perché vengono esclusi da bandi tipo quello della C.r.t. Anche Monti se non sbaglio si sta concentrando sulla fascia d'età al di sotto dei 27 anni e non lo trovo giusto. Ciò significa che quelli con età superiore saranno per sempre esclusi dal mondo del lavoro? Trovo questa soluzione estremamente riduttiva o fatta solo per soddisfare i pochi che hanno le conoscenze adeguate. Ho scritto conoscenze e non competenze, sperando che chi deve intendere intenda. La situazione che i nostri giovani stanno vivendo è assurda e non ci si rende conto che questo avrà una pesante ricaduta sulla nostra società e vorrei aggiungere "civile", ma che di civile ha ben poco. 

lunedì 14 gennaio 2013

IL LAVORO E LE DONNE IN MATERNITÀ.

Le aziende sono molto sensibili ai periodi in cui le donne vanno in maternità, anche se dal punto di vista sindacale esiste il diritto di restare a casa per un certo periodo di tempo. Da qui le aziende cercano di salvaguardare i loro interessi. Trovare un/una sostituto/a per quel periodo è sempre un costo aggiuntivo. Nei casi in cui la donna è una libera professionista e la gravidanza ha un decorso tranquillo, continua a lavorare senza alcun problema salvo lo stretto indispensabile in prossimità del parto. Probabilmente, e questo vale anche per altri casi in cui è coinvolto il problema della salute, il dipendente si avvale di questo diritto anche se potrebbe farne a meno. Stante il fatto che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati, rimane tuttavia il "buon senso". Se un dipendente ragionasse come se fosse il datore di lavoro e viceversa, in un rapporto di lavoro più collaborativo e trasparente si farebbero probabilmente gli interessi di entrambe le parti. Applicare le leggi o i rapporti sindacali in modo troppo restrittivo diventa un ostacolo alla crescita economica oltre che all'occupazione. È chiaro che se il lavoro comporta disagi o è pesante allora è sacrosanto tutelare madre e nascituro. Purtroppo "il buon senso" è defunto da molto tempo e ciascuno di noi si aggrappa alle tutele in modo quasi ossessivo, e le aziende cercano soluzioni a volte al limite della legge per non rinunciare ai loro profitti. È lecito che le aziende pensino al guadagno altrimenti non potrebbero sopravvivere e dare altro lavoro. Purtroppo però la fame di guadagno spesso prende il sopravvento e complica i rapporti di lavoro. Potrei continuare ma mi fermo qui, consapevole che la materia è molto più complicata.

lunedì 7 gennaio 2013

QUESTA ITALIA NON CAMBIERA' MAI?

Ci risiamo. Siamo condannati a convivere per sempre sotto campagna elettorale, anche quando non ci sono le elezioni. I vecchi politici si riciclano sotto varie vesti, mentre i giovani continuano ad essere gli eterni assenti. Praticamente i politici non hanno saputo o voluto dare ai giovani responsabilità per farli crescere e gestire l'Italia futura. Ho sentito che rispunta di nuovo la lista Cicciolina ..... che dire! Siamo in Italia e questa ne è la dimostrazione lampante. Navighiamo a vista e non sappiamo guardare oltre a un palmo dal nostro naso. Continuiamo a galleggiare mentre politici e persone ricche e straricche continuano a consumare le risorse economiche dei cittadini lamentandosi se qualcuno vuol far pagare loro il giusto. Non ho detto novità. I Blog, i Social Network sono pieni di questi concetti, ma nonostante tutto questo l'Italia continua a stare al palo e il potere economico e politico se lo dividono sempre i soliti noti. Lo so che quello che scrivo è inutile, ma piuttosto che sbattere la testa contro il muro preferisco ribadire questi concetti. Chissà se prima o poi ci sarà la svolta. Sono pessimista ma non smetto mai di credere che prima o poi la giustizia trionferà. Utopista? Forse. Ne riparleremo dopo le elezioni. 

domenica 6 gennaio 2013

Quando i capi sono gelosi dei propri collaboratori

La mia esperienza in questo campo è abbastanza vasta, sia durante la vita lavorativa diretta sia da pensionato raccogliendo i commenti di tante persone che si lamentano di questo fenomeno. Gestire le risorse umane credo sia il compito più difficile al mondo. Non servono percorsi formativi o altro per indirizzare manager, capi e capetti intermedi a motivare i collaboratori e saper trarre profitto dalle loro competenze e qualità lavorative. In questo campo non siamo tutti uguali. Anche se ammettiamo per un istante che le competenze siano tutte uguali c'è sempre chi riesce a dare un segno distintivo rispetto agli altri. La bravura di un capo sta proprio nel cercare di capire queste differenze, saperle spiegare ai propri superiori e averne lui stesso benefici. Invece la maggioranza delle volte un responsabile oscura e ostacola l'operato dei propri collaboratori senza pensare che in questo modo danneggia se stesso e l'azienda per cui lavora. Brutta bestia la gelosia. Un giorno un mio manager illuminato mi disse: "Non c'è niente di peggio che ritrovarsi un capo che non ti insegna nulla e pretende l'impossibile." E ancora: "Un capo deve saper imparare anche dai propri collaboratori." E io dico:"Ciascuno di noi ha il capo che si merita." Nel senso che deve in qualche modo cogliere le opportunità per cambiarlo con furbizia e intelligenza se non vuole restare imprigionato per sempre al suo ruolo. Il giorno che non ci si riesce si va incontro a grosse sorprese che possono concludersi anche con un licenziamento ingiustificato. Un superiore deve capire se il responsabile di un settore ostacola l'iniziativa di un dipendente. Ci sono solo due metodi. Il primo è essere lui stesso un buon capo e il secondo andare a parlare spesso con i lavoratori saltando le gerarchie. La gestione delle risorse umane è il mestiere più difficile del mondo. Purtroppo la situazione è molto più complicata di come l'ho sinteticamente descritta e mi piacerebbe ricevere commenti su questo aspetto.

venerdì 4 gennaio 2013

UNA SETTIMANA A LONDRA

Era da molti anni che mancavo da Londra, da quando feci una settimana intensiva d'inglese durante un corso per conoscere mentalità e cultura del popolo inglese. L'occasione di adesso, dal 2 al 8 dicembre 2012, è stata per rivedere un mio nipote che vive in Brasile e che lavora con una organizzazione inglese.
Arrivo con mia moglie all'aeroporto di Gatwick alle 12.35 in perfetto orario; grazie alla compagnia British Airways. Scelgo, per fare un poco di esperienza, di prendere il bus per arrivare alla stazione underground di Victoria. Ce la caviamo con 8 sterline a persona e 1 h 30' circa di viaggio. Tutto sommato è stato piacevole, considerando il fatto che i posti a sedere erano confortevoli e che abbiamo avuto la possibilità di vedere il paesaggio dei luoghi attraversati. Meno confortevole è stato il tragitto a piedi dalla stazione del bus fino alla stazione Victoria con tutte le valigie al seguito. Cambio a Oxford la linea della metropolitana, sempre con valigie al seguito su e giù per le scale. Questo è un disagio non da poco. La linea rossa della metropolitana ci ferma alla stazione Lancaster gate a 200 metri dal nostro hotel, il Corus Hyde Park. Infatti l'hotel si affaccia proprio sul grande parco londinese. Incontriamo nostro nipote alle 16.00 direttamente in hotel. Infatti alla fine, dopo vari tentativi, è riuscito ad avere una camera nel nostro stesso hotel.
Troviamo il tempo per un riposino e poi una bella passeggiata lungo il Tamigi. Dopo una cena in un Pub vicino all'hotel decidiamo di andare a prendere il Bus turistico per dare un'occhiata alla Londra by night.


                                         London Eye


La ruota panoramica alta 135 metri sulla riva del Tamigi opposta a quella del Big Ben e al Palazzo del Parlamento è una delle attrazioni turistiche principali.


Oggi 3 dicembre siamo stati a visitare la Torre di Londra.

Sulla strada per andare a fare i biglietti incontriamo le vecchie mura romane e una statua di Cesare ...... sarà forse il destino a farcele incontrare? Noi che siamo romani

    
Subito dopo davanti ad una edicola dove si possono comprare i biglietti, per evitare eventuali code alla biglietteria, c'è questa statua un poco inquietante, ma che rispecchia molto bene quello che successe negli anni all'interno della Torre di Londra. 

Altre statue di animali al suo interno

Mura esterne dalla parte dell'ingresso

Pronti fuoco! Via ...

La guida, con il suo caratteristico costume. Accidenti che inglese parlava! Io non ho capito quasi nulla a parte alcune parole ogni tanto. Però era molto brava, praticamente un attore comico-drammatico. Devo rifare un corso accelerato d'inglese, la prossima volta non voglio perdermi nemmeno una parola.
In ogni caso con la guida abbiamo avuto la possibilità di accesso in zone dove altrimenti non ci sarebbe stato consentito entrare. Finita la presentazione abbiamo continuato da soli a visitare tutte le altre zone della Torre di Londra. In seguito abbiamo attraversato il London Bridge e una volta dalla parte opposta, dopo una sosta per mangiare abbiamo preso "the tube" (come chiamano la metropolitana i londinesi) verso il Big Ben. L'idea era quella di fare una visita al suo interno, ma una cerimonia ufficiale ha reso tutto questo impossibile. Sopra le nostre teste volavano elicotteri a bassa quota per garantire la sicurezza. A piedi ci siamo diretti verso il nostro hotel per un riposino prima d'incontrarci con nostro nipote e andare a cena e programmare il giorno successivo.
Dato che all'interno dell'underground le scale mobili sono una rarità e che in quel modo non c'era la possibilità di vedere la città, decidiamo di imparare a prendere il tradizionale autobus rosso a due piani, il Double Decker.
E così il giorno dopo, il 4 dicembre prendiamo il 274 per recarci al famoso mercato di Camden Town. E qui ci siamo sbizzarriti perché, in prossimità delle feste natalizie, abbiamo approfittato per anticipare qualche regalino da mettere sotto l'albero.




Non c'è che dire un mercato dall'estensione incredibile. Praticamente ci siamo intrattenuti fino a pomeriggio inoltrato, quando abbiamo ripreso lo stesso autobus per ritornare in hotel.
Più tardi, quando ormai le ombre della sera si facevano più fitte, ci siamo addentrati in Hyde Park fino al Wonderland. Oltre alle giostre c'erano un'infinità di bancarelle colorate ricche di ogni ben di Dio. 
Ecco come affumicavano i salmoni in una delle tante bancarelle
La sera, tornati in hotel prendiamo il 94 per recarci a Piccadilly Circus. Una stupenda passeggiata fra gli addobbi natalizi prima di cenare alla "Angus Steackhouse".
E anche un'altra giornata volge al termine. Il giorno dopo, 5 dicembre, decidiamo di visitare Westminster Abbey. 
La visita ci impegna moltissimo e ne usciamo solo all'ora di pranzo. Mangiamo in un caratteristico Pub sulla strada che ci porta a Trafalgar Square. Incredibile qualche anno fa chiedendo a un londinese dove si trovasse, per quanti sforzi facessi non riusciva a capirmi, mentre adesso al primo colpo mi hanno indicato subito la via. Due sono le cose: o la mia pronuncia da allora è migliorata tantissimo (cosa improbabile) o gli inglesi sono diventati molto più elastici (altrettanto improbabile) ...... e allora? Non importa: ci siamo arrivati attraversando James's Park. E qui abbiamo fatto un incontro straordinario! Uno scoiattolo .... che dico tanti scoiattoli che ti vengono a fare le feste: sarebbe meglio dire ad aggredire visto che ti rosicchiano le scarpe quasi a chiederti da mangiare. Avevo in tasca due mandorle ed è venuto a mangiarle dal palmo della mano. Quando viaggio mi porto sempre delle mandorle se la fame si fa sentire. Un'emozione fortissima.
E finalmente arriviamo a Trafalgar Square con la colonna dedicata all'Ammiraglio Nelson con alla base quattro "Huge Lions".
In prossimità della Piazza c'è una scalinata da dove si accede alla National Gallery. C'è poco da dire, il resto della giornata la passiamo là dentro ad osservare i quadri esposti nelle immense sale all'interno.
Siamo stanchi, le giornate sono sempre molto piene ma non importa.



Uscendo dalla National Gallery ci siamo fermati in uno dei tanti Bar della piazza.
Un té all'inglese è d'obbligo. Chiediamo anche dei biscotti. Sembrano non capire, ma poi scopriamo successivamente che i famosi biscotti inglesi, che in Italia li troviamo ovunque, lì non vengono serviti. O ti mangi una fetta di torta, o una brioche o resti a digiuno. Mah! Chi ci capisce qualcosa è bravo.
Questa sera niente cibo inglese. Ci fermiamo in una pizzeria italiana "Fratelli La Bufala". C'è da non crederci, una bufala così buona ed enorme non l'ho mai mangiata in Italia e devo dire che anche la pizza non era niente male. Ho scoperto che ci sono, soprattutto nei Pub, nei ristoranti e nelle pizzerie etc... più italiani che inglesi. E' pieno anche di brasiliani e quindi io e mio nipote abbiamo sfoggiato il nostro portoghese, il mio decisamente più povero. Prima però abbiamo cercato tra dei rivenditori di biglietti tre posti per il concerto di "Let it be", una cover dei Beatles per il giorno seguente. Oggi siamo già al 6 dicembre, come passa il tempo. Il mercato di Portobello Road è aperto solo di sabato, ma noi saremo già sul taxi per tornare a Gatwick. Pazienza. Però a pensarci bene chi se ne frega. Noi ci andiamo lo stesso. Anche qui andiamo in autobus, ormai siamo esperti, anche se per trovare una mappa completa non è stato facile. Dicono che i londinesi prendano solo "the tube", ma non è vero. Anche gli autobus sono affollati. La tesserina Oyster per i trasporti urbani è una grande comodità per chi resta una settimana o più e non costa molto. E così eccoci a Portobello Road. Abbiamo 
fatto bene ad andarci lo stesso, molti negozi sono aperti e non c'è la ressa che ci sarebbe stata il sabato mattina. Anche qui abbiamo anticipato tanti regalini per Natale, carini, tradizionali ed economici. Sulla strada abbiamo trovato anche un simpatico personaggio .... un fedele sosia di
Charlot con il quale mi sono voluto regalare una foto (vedi più in basso). Cammina, cammina la strada non finiva mai. Anche qui abbiamo tentato di chiedere dei biscotti per accompagnare il té, ma inutilmente. Entra ed esci dai negozi, sosta alle bancherelle 
e il tempo vola. Ci fermiamo per pranzo, ci riposiamo e poi di nuovo in marcia. Ormai non so più dove mettere i pacchetti con i regali. Non sono pesanti ma molto ingombranti e nonostante lo zaino al seguito la strada del rientro diventa faticosa. 
Assaggio il momento in cui questa sera assisterò al concerto della Cover dei Beatles. Quasi due ore e mezza di musica dei miei anni di gioventù. Questa sera un panino e via per non far tardi e dopo lo spettacolo la cena vera e propria, come facevamo a Roma quando andavamo a teatro. Sembra essere ritornati indietro nel tempo. Da molti anni non facevamo una cosa simile. Ma adesso che siamo un poco più liberi potremo riprendere queste sane abitudini anche a Torino.
 Siamo ritornati alla fermata del Bus e ci dirigiamo in hotel. Mi domando spesso se le valigie saranno in grado di contenere tutta la roba che abbiamo comprato. Ciao Portobello Road, alla prossima volta, sperando di tornarci di sabato mattina,
magari con uno zaino più capiente per non massacrarmi le mani con queste buste di plastica che ti tagliano le mani. Voglio ritornare assolutamente nel negozietto della foto qui a fianco con la facciata celeste dove vendono una marea di articoli di ogni tipo, anche chincaglierie d'altri tempi. Chi entra qui dentro e non ha fretta può rimanerci ore e perdere la cognizione del tempo.
E' giunta l'ora, siamo alle 19.00 di fronte al teatro. Una grande scritta sovrasta la nostra testa "Let it be". La sala è piena e estremamente coinvolta. Due grandi schermi ai lati del palco rappresentano due giganteschi televisori in bianco e nero dove scorrono delle domande sui Beatles con tre opzioni come risposte. Tempo 10 secondi dopo arrivano le risposte giuste. Il gruppo comincia a suonare e a cantare le loro eterne canzoni e il pubblico li segue cadenzando il tempo battendo le mani. Gli applausi non si contano, mentre a questo punto i due televisori simulati mandano in onda scene viste e riveste di loro trailer e delle giovani inglesi urlanti che si strappano i capelli e le vesti.
 Accanto a me, manco a farlo a posta, siedono padre, madre e figlio poco più che quindicenne. La madre è scatenata, balla sulla sedia, si alza in piedi, canta in perfetto inglese tutte le canzoni. Dico, ma io sono venuto per sentire il concerto non lei. Ma non importa, per lo meno è intonata. Canto anch'io, ma molte parole le strascico perché non le conosco bene. Siamo arrivati all'ultimo giorno, domani 8 dicembre si torna a casa. La visita a Buckingam Palace è d'obbligo, anche se non mi interessa vedere il cambio della guardia, già visto nei documentari un'infinità di volte.





Dopo una passeggiata ai bordi di James's Park dove non solo gli scoiattoli ma anche papere, piccioni e altri animali, per niente intimoriti dalla presenza dell'uomo, corrono e volano verso le persone come per salutarli. A un tratto mi sono visto preso di mira e ho dovuto coprirmi il viso e scacciarli con le mani. Le papere mi mordevano le dita.


Ci siamo diretti in visita a Saint Paul's chearch. Molto interessante ed istruttiva. 
Ma quante scale per arrivare a vedere la pianta della chiesa dall'alto. L'ultimo tratto ci è sembrato eccessivo e ci siamo fermati. Meglio non strafare. Ancora una camminata oltre il Tamigi per raggiungere l'altra sponda, mangiare da Nando's e poi ritorno in albergo. L'ultima sera destinazione per Carnaby street  




 e .... successivamente al Covent Garden. Lì nelle vicinanze abbiamo cenato al ristorante "Tuttons". Essendo la sera prima della partenza ci siamo trattati bene.


 E siamo arrivati al giorno della partenza. Questa mattina ci siamo svegliati molto presto, ma non per la sveglia che avevo messo per precauzione alle 7.00 del mattino ma un'ora prima per via dell'allarme antincendio. Ho impiegato diversi minuti prima di capire quello che stava succedendo. Con la giacca a vento sul pigiama sono uscito dalla camera per controllare la situazione mentre mia moglie si vestiva con calma. Non mi andava di lasciarla sola e sono subito rientrato. Quando finalmente, senza bagagli, siamo scesi per le scale ( eravamo all'ottavo piano ), dopo un paio di rampe  vedevamo la gente che risaliva per rientrare nelle proprie camere. L'allarme era rientrato. A questo punto abbiamo fatto colazione molto presto e mentre mia moglie controllava le valigie, preparate la sera prima, io scendevo e mi facevo una passeggiata in Hyde Park per vedere la statua del mio personaggio preferito Peter Pan.

E durante la passeggiata di nuovo scoiattoli e animali vari ripetevano le stesse scene già viste.
Ma la sorpresa fu grande quando vidi oltre a un magnifico scoiattolo su un albero


anche uno stupendo pappagallo che veniva a beccare il cibo dalle mani di un signore che passeggiava poco distante da me

Alle 11.00 ci aspettava il taxi per portarci all'aeroporto di Gatwick. A proposito, non fate prenotare mai dall'hotel un taxi per il giorno della partenza, vi costa molto caro. Infatti quando siamo usciti ci aspettava una mercedes bianca, altro che taxi. La settimana londinese era davvero finita.
Arrivederci Londra alla prossima volta. Good Bye, grazie per averci regalato bel tempo, a parte un poco di pioggerella che non ha disturbato le nostre uscite e per aver piovuto e forse nevicato nelle ore notturne senza causare nessun tipo di inconveniente.