sabato 22 giugno 2013

Il mondo fasullo della pubblicità

Se il mondo fosse come la pubblicità televisiva ce lo racconta non avremo guerre, saremo tutti solidali e felici, pieni di salute, con i capelli lisci e la pelle curata. Una realtà distorta e mendace che attribuisce ad una vettura la felicità di una famiglia, a una bibita il recupero dell'energia, a una compagnia telefonica l'utilizzo di minuti veri, a dispetto dei minuti falsi che scandiscono le nostre giornate. Il nostro tempo è tutto fasullo, i nostri ideali sono il calcio, i campioni sportivi, le corse automobilistiche e via dicendo. I valori veri, quelli che fanno crescere, li conoscono solo una minoranza e in genere sono quelli che vengono additati da tutti gli altri come persone che non sanno vivere. Mi ricorda un episodio di un film degli anni '60 dove un padre insegna le furbizie al figlio piccolo per avere successo. Il figlio diventato grande rapina il padre per i propri bisogni personali. Ormai i giornali e le cronache sono piene di episodi similari. Che grandi insegnamenti ci da la pubblicità. Non parliamo poi della riedizione di Carosello ... una pena infinita: non basta rievocare la sigla e i siparietti quando le pubblicità sono le stesse che a ritmo serrato ci propongono fino alla nausea. 

Ma che colpa abbiamo noi!

Qualcuno ha la cortesia di darmi delle delucidazioni sul senso dell'articolo che ho letto su La Stampa a proposito dei Bonus che si stanno per dare alle aziende per assumere giovani al di sotto dei 30 anni? Ammesso, e non concesso, che le aziende usino questo Bonus per i fini a cui sono destinati, mi domando perché vale solo per i giovani al di sotto dei 30 anni. Chi si è laureato tre anni fa e, nonostante ogni sforzo, non è riuscito a trovare ancora un lavoro e adesso compie 31 anni viene penalizzato due volte. La prima perché colpito dalla crisi delle aziende e la seconda da un provvedimento che lo allontanerà ancora di più dal mondo del lavoro perché le aziende sceglieranno chi è più giovane. La ricerca del lavoro non si è limitata all'area professionale acquisita presso l'università di Torino in Scienze Biologiche, ma a tutto campo verso Call Center, qualifica da operaio e altri lavori al di fuori delle sue competenze. Le motivazioni per cui la ricerca non si è estesa all'estero sono da trovare, non alla scarsa conoscenza delle lingue o alla mancanza di volontà, ma a serie ragioni familiari. Dunque questi giovani, non più giovani per i nostri politici, saranno quindi condannati a restare senza lavoro? Ma che razza di Società è mai questa? Il risultato di questi provvedimenti è tutto da valutare. I laureati in Scienze Biologiche che conosco personalmente sono impiegati uno presso il tribunale, l'altro presso un'erboristeria, e un altro ancora come bibliotecario. E pensare che i Biologi dovrebbero essere utili, soprattutto oggi, per contrastare le sofisticazioni alimentari e ambientali sempre più numerose. Altro che formazione universitaria! E invece le aziende preferiscono assumere tecnici di laboratorio solo perché costano di meno e fanno funzionare i macchinari: a che serve il cervello? Non vorrei essere polemico, ma mi domando che senso ha sfornare altri laureati in Scienze biologiche quando le tre persone citate hanno conseguito la specialistica a pieni voti. Non vorrei che capitasse quello che è successo in Fiat a fine 2000 quando la stampa e i sindacati hanno taciuto, e oggi dimenticato, tante persone, tra cui molti dirigenti, licenziati da un giorno all'altro. Un'ultima domanda: con quale coraggio l'Italia si siede al tavolo degli 8 paesi più industrializzati?