sabato 5 maggio 2012

Non uno, ma due passi indietro

In un’Europa in cui la disoccupazione sta diventando cronica tutti noi dovremo riflettere su quello che sta succedendo. Nessuno ha la sfera di cristallo magica per scrutare il futuro, ma qualche considerazione lasciatemela fare. Non sono un economista e nemmeno un professionista della politica, non sono uno scienziato bensì un cittadino di media cultura come ce ne sono tanti. Oggi posso dire di aver vissuto in un’epoca d’oro anche se qualche anno fa ho anch’io avuto i miei problemi ( vedi i post precedenti ). Dobbiamo convincerci che per un tempo indefinito dovremo cambiare marcia. Le multinazionali non hanno fatto una gran bella figura e qualcuno in tempi non sospetti aveva denunciato che la crescita eccessiva di queste società sarebbe stato un problema. Hanno monopolizzato, alcune in modo fraudolento, i soldi troppo facilmente elargiti dalle banche impedendo che risorse finanziare venissero date a piccoli e medi imprenditori virtuosi. La ricerca e l’innovazione si è concentrata solo su pochi prodotti e ha impedito che la fantasia creativa del popolo potesse esplodere. Gli italiani da sempre ne hanno avuto tantissima, ma è stata poco sfruttata. Torniamo a far crescere la nostra creatività per ricominciare ad essere imprenditori di successo. Non si deve secondo me lasciare solo alle banche valutare la bontà di un “business plan”. Ci dovrebbe essere un Ente di controllo deputato a valutare il corretto operato delle banche in tal senso. Qualcuno mi potrebbe dire: “esiste già”. Allora cerchiamo di farlo funzionare meglio. Bisogna creare un circuito virtuoso in cui se alcune aziende vengono colpite dalla crisi perché i loro prodotti sono fuori mercato, ci dovrebbero essere altrettante aziende capaci di assorbire in toto o in parte il personale in esubero. Inoltre un paese che non investe una percentuale importante del proprio Prodotto Interno Lordo in formazione è destinato a scomparire. L’istruzione per troppi anni è stata martoriata e la sua decadenza sia a livello scolastico sia universitario ha creato solo disoccupati. Aprire l’Università a tutti non dico sia stato un errore, ma non è stata una manovra gestita come si sarebbe dovuto. La maturità è stata addirittura svilita, tanto che adesso io non capisco perché continui ad esistere con tutti i costi che gravano sullo Stato. Torniamo per qualche anno alle origini, sviluppiamo l’agricoltura e l’industria collegata, l’artigianato locale, il turismo e tutto quello che un tempo era il nostro orgoglio. Cose che abbiamo lasciato per la grande azienda metalmeccanica con il miraggio di una vita migliore. Superiamo questo difficile momento e poi potremo riprendere a correre, ma con l’esperienza di oggi. La crescita dei prodotti è stata sostituita dalla finanza di gente senza scrupoli dimenticando che scelte sbagliate in questo campo portano alla rovina. Diamo sfogo alla nostra fantasia creativa, soprattutto dei giovani. Crediamo di più in loro perché potrebbero insegnarci molte cose. Al posto della maturità diamo loro la possibilità di fare delle tesine su cosa vorrebbero fare, su quali prodotti investire ed aiutiamoli, se non tutti, almeno chi se lo merita ad andare per la strada che loro stessi hanno tracciato. Creare fiducia vuol dire molto. Oggi molti stentano a partire perché sfiduciati, oltre alle difficoltà oggettive.   

Spegniamo la politica

La prima definizione di “politica” risale ad Aristotele, cioè l’amministrazione della  città (polis) per il bene di tutti. Governare una città, una nazione dovrebbe essere una missione, mentre oggi rappresenta solo un modo per arricchirsi attraverso il potere. Di per sé diventare ricchi non è malvagio ma, ahimè, lo diventa quando lo si fa a spese degli altri. L’interesse comune dovrebbe essere il motore che spinge una persona a governare. Oggi tutti noi abbiamo fatto indigestione di politica, soprattutto di cattiva politica. I Midia sono responsabili di questa pantagruelica abbuffata che ci riduce a degli automi: si mangia e a pranzo e a cena si guarda il telegiornale, i comizi ( che non sono più quelli di una volta), togliendo il piacere di una sana conversazione in famiglia. La sera tardi si vedono numerosi talk show, dove improvvisati e spesso inadatti opinion leader dicono la loro prendendosi spesso a male parole e a volte a cazzotti. Potrei proseguire ma mi fermo qui proprio perché è ora di spegnere la politica. Ci sta rovinando l’esistenza e tutti noi siamo un poco masochisti continuando ad interessarci di notizie senza poter far nulla per cambiare la situazione. Questo non vuol dire che non dobbiamo coltivare una nostra idea o ideologia ( che sembra morta e defunta ). Leggiamo di più i quotidiani, informiamoci in altro modo ma spegniamo la politica come immagine televisiva. Sembra quasi una malattia: tutti fanno a gara per apparire sul piccolo schermo, ogni giorno, più volte al giorno dicendo sempre le stesse cose e nemmeno intelligenti. Alla fine il risultato è quello al quale stiamo assistendo, cioè la formazione dell’antipolitica che di per sé è deleteria e pericolosa. Prima ci lamentavamo di essere poco informati, adesso la quantità dell’informazione è aumentata fino al parossismo ma la sua qualità è pessima e questo è controproducente. Non si parla d’altro e la nostra informazione, quella vera, continua a essere scarsa, superficiale. Meditiamo per non essere ingoiati da questo mostro che sta entrando troppo nella nostra vita.