martedì 1 maggio 2012

Primo maggio 2012

C’è qualcuno che ha ancora il coraggio di festeggiare il 1°maggio? La festa dei lavoratori? La festa del lavoro? Tra le persone che lo hanno perso, quelle in mobilità, quelle in attesa di una pensione che arriverà fra 5 o 6 anni a cui hanno dato un nome che faccio fatica a pronunciare (esodati), i cassaintegrati e i disoccupati di ogni età sarebbe più giusto rimandare questa manifestazione a un periodo in cui ci sia maggiore serenità. Ma le abitudini sono dure a morire. Noi viviamo di abitudini e di tradizioni (alcune delle quali buone), pensando troppo al passato e poco al presente e al futuro. E così ci ritroviamo ad ascoltare gli ennesimi proclami che non portano frutti e a vedere le stesse facce in televisione che sorridono e si scambiano battute di vario genere. Sarà che in televisione fanno sempre vedere gli stessi filmati di repertorio, ma io sono proprio stanco di vedere i soliti politici sorridenti che si stringono la mano e poi si accoltellano per ogni frase giudicata non appropriata; mentre chi soffre, a volte meditando il suicidio, guarda telegiornali, talk show, e perfino varietà, sgomenti e attoniti. Povera Italia e poveri italiani. I tribunali, a volte, condannano gli assassini, quando scoperti, ma nessuno condanna chi uccide la dignità di una persona, chi mina i sentimenti più profondi dell'animo umano. Non ci sono provvedimenti assistenziali che possano ridurre i danni causati dalla perdita della dignità. Il popolo dei Lucifero sta aumentando in modo esponenziale. Ma attenzione perché spesso il sistema potrebbe andare in cortocircuito: chi la fa l'aspetti. A volte mi sorge il dubbio che questa crisi sia stata pilotata per consentire di fare cose che altrimenti non sarebbe stato possibile realizzare. Si parla di riformare lo Stato, la Costituzione, di essere più flessibili, ma il primo a dover essere riformato è il genere Umano, sempre più corrotto e incivile. Nonostante tutto ciò mi piace continuare a pensare che prima o poi la giustizia faccia veramente il suo corso e che il marciume venga estirpato alla radice. La speranza è dura a morire ma qualcuno la chiama Utopia. Festeggiamo di meno, lavoriamo di più e soprattutto non lasciamo che pochi incapaci decidano la nostra sorte mentre loro gozzovigliano alle spalle degli elettori. Protestare è giusto e sacrosanto ma solo nel rispetto della Democrazia e della Civiltà: spesso alcuni politici o presunti tali, compresi gli oppositori si dimenticano di questi due presupposti fondamentali. Non cadiamo nel loro tranello. Passati i bagordi della festività ci ritroveremo a leccarci le ferite e a soffrire per i nostri figli e per un futuro che a volte ci sembra troppo lontano. Coraggio.  Forse farebbe più rumore un giorno di Silenzio che il consueto Concertone sindacale. Quando in un Paese si punta tutto su pochissime grandi aziende, si elargiscono montagne di denaro sempre alle stesse, è naturale che prima o poi ci si ritrovi in queste situazioni. Bisogna aumentare, secondo me, il ventaglio delle piccole e medie imprese che vengono tartassate invece che protette e messe in condizione di incrementare il loro giro d'affari. Potrei dire ancora molto ma poi cadrei nello stesso tranello di cui parlavo prima: purtroppo però non ho altri mezzi per far conoscere il mio pensiero, quello di un uomo che dodici anni fa ha perso anche lui il suo lavoro.