domenica 2 settembre 2012

Riflessioni sulla lettera del cardinale Carlo Maria Martini

«CARI GENITORI, VI SCRIVO...»

"Avrete tempo per leggere anche questa lettera? Avrete un momento di calma per condividere qualche mia preoccupazione e considerare qualche mia proposta? Chi sa come è stata la vostra giornata? Forse dopo ore di lavoro non facile e non senza tensioni, avete affrontato il viaggio di ritorno a casa che è stato più lungo ed esasperante del solito per un ingorgo, per un ritardo, per un qualsiasi imprevisto; e per finire può essere che appena entrati in casa abbiate incrociato lo sguardo risentito della figlia adolescente per un permesso negato e l’irrequietezza del più piccolo con i suoi capricci e la scoraggiante approssimazione nel finire i compiti.


E io oso ancora disturbarvi...!"

Così inizia questa meravigliosa lettera del cardinale Carlo Maria Martini.
Se avete tempo leggetela per esteso, per me è un capolavoro.


http://www.famigliaviva.it/files/in_vacanza_con_la_lettera_del_cardinale_martini_al.doc


Ho sempre creduto nella famiglia, benedetta dall'arrivo dei figli, e non smetterò mai di pensare che questa istituzione sia la più importante della società. Senza questo pilastro siamo destinati a soccombere . Ovviamente nessuno può nascondere che sia facile costruire una famiglia, educare i figli e perseverare anche quando tutto sembra disgregarsi. Martini afferma queste difficoltà e ha ammirazione per il compito dei genitori, tanto affascinante quanto logorante. Ma l'apprezzamento va anche ai figli: anche per loro è difficile seguire regole, capire i genitori a volte troppo apprensivi che negano loro i più elementari bisogni di libertà. L'errore più frequente per noi genitori è quello di adottare gli stessi criteri educativi con i quali siamo stati allevati noi. Non esistono figli e comportamenti fotocopia, la realtà è in continua evoluzione e spesso noi siamo impreparati a questi mutamenti.   Oggi più che mai lo smarrimento dei giovani verso il futuro è preoccupante, è rischioso se, come dice lui, non si apprezza la vita come una vocazione.
Parole impegnative, pesanti come macigni, difficili da capire e accettare. La speranza lascia oggi troppo spesso il posto alla disperazione.
Non avrei mai pensato, io che mi sono sempre considerato una roccia, di arrivare ai 65 anni con una marea di dubbi, con un profondo senso di smarrimento, con una sempre crescente certezza di non essere all'altezza della situazione che cambia. Forse, pensandoci bene, può anche essere positivo accettarmi per come sono realmente e non come vorrei essere. Mi ha fatto bene leggere questa lettera di Martini adesso che sento il bisogno di spiritualità ma nello stesso tempo sono incapace di avvicinarmi a Dio. Mi sento indegno, il logorio della vita quotidiana, lo stress psicologico e non fisico mi ha profondamente depresso. Ho un carattere forte ma la paura di perderlo e di abbandonarmi è forte. Grazie al cielo ho mia moglie che mi sorregge. Anche lei è profondamente depressa ma la sua vicinanza, il sapere che mi ama, è una medicina insostituibile. Sento molto la vicinanza dei miei figli che adoro e che vorrei vedere felici, sicuri e con un futuro davanti. Ma spesso dimentico che ormai sono adulti e che la vita è loro e quindi sono loro che devono decidere come vogliono vivere. Vorrei poter tornare a pregare come quando ero ragazzo, a tornare alla messa domenicale ma .........!! Mi sono scoperto incredibilmente debole. Lascio a questo proposito di nuovo la parola a Martini per esprimere alcuni concetti che non saprei esprimere meglio:

"Vi invito a trovare il tempo per parlare tra voi con semplicità, senza trasformare ogni punto di vista in un puntiglio, ogni divergenza in un litigio: un tempo per parlare, scambiare delle idee, riconoscere gli errori e chiedervi scusa, rallegrarvi del bene compiuto, un tempo per parlare passeggiando tranquillamente la domenica pomeriggio, senza fretta. E vi invito a stare per qualche tempo da soli, ciascuno per conto suo: un momento di distacco può aiutare a stare insieme meglio e più volentieri."

Mi capita spesso di pensare agli anni trascorsi, quelli durante i quali sembrava che non ci fossero ostacoli e mi accorgo di tanti errori fatti che avrei potuto e voluto evitare. A volte penso di aver vissuto in un sogno, un bel sogno. Di sicuro guardandomi intorno ci sono tante persone che non hanno avuto nulla e che continuano a vivere nella sofferenza e nell'indigenza, i terremotati, tutti quelli che hanno perso ogni cosa in calamità naturali di ogni tipo. Spesso penso a loro e ringrazio Dio per tutto quello che ho avuto e che continuo ad avere, tuttavia il mio cuore si è indurito con il tempo, la pazienza si è affievolita e l'unica cosa a cui adesso penso è la mia famiglia, senza però avere ricette né soluzioni per un futuro a dir poco incerto. La rabbia nel vedere politici arroganti e impreparati a ricoprire il loro ruolo, che sprecano le risorse economiche e umane del nostro bel paese, industriali e commercianti che vivono alle spalle dei lavoratori è la ragione di questo mio malessere e la paura di non essere più capace a reazioni positive è tanta. La maleducazione e la prepotenza hanno raggiunto livelli impensabili e il pensiero di essere costretto ad adeguarmi per sopravvivere mi debilita.
La perdita del lavoro, la convivenza forzata di quasi vent'anni con mia suocera ormai novantunenne e malandata, l'assoluta inadeguatezza dei servizi assistenziali e sanitari per le persone anziane, la costante paura che lo Stato si possa mangiare i pochi risparmi di una vita, quello di non poter lasciare nulla ai miei figli, mi fa perdere sonno e serenità. Poi inattesa la notizia che diventerò nonno e un bagliore di speranza e di fiducia riappare improvvisa. Il desiderio di scappare, di lasciare questo paese che non offre più nulla, in balia di uomini corrotti e mafiosi, viene abbandonato in un estremo tentativo di riagguantare un barlume di fiducia.
Riuscirò in questo intento? Riuscirò a infondere fiducia in mio nipote? Riuscirò a  riappacificarmi con la Chiesa? Ah! Se ci fossero uomini di chiesa come il cardinale Carlo Maria Martini!