venerdì 12 dicembre 2014

LA REALTA' E' UN PROBLEMA?


Sabato 29 novembre 2014 ho partecipato ad un evento promosso da Fioredentro (http://www.fioredentro.com/), che ha avuto luogo presso la pasticceria Durighello (http://www.durighello.com/) a Torino. Oltre alla musica suonata in maniera magistrale da Gabriella Perugini (http://www.gabriellaperugini.it/) con i suoi strumenti a corda (Liuto e Tiorba), ho ascoltato gli interventi dei due relatori Marco Margrita e Marco Casazza su un tema estremamente interessante e coinvolgente:
“La realtà è diventata un problema?”

Ho voluto recensire l’evento con parole mie, mettendo tra virgolette le frasi che sono state citate dai due relatori, che sono stati molto bravi a esprimere, in modo semplice, concetti molto complicati. Di per sé la realtà non dovrebbe rappresentare un problema perché è quella che viviamo tutti i giorni; sono i fatti quotidiani che accadono davanti ai nostri occhi che non si possono interpretare; se un bambino ride non possiamo dire che pianga, se piove non possiamo dire che c'è il sole. Ma se dobbiamo raccontarla a un'altra persona o a più persone la realtà può essere descritta e comunicata in tanti modi diversi. Possiamo, ad esempio, dire che il bambino ride ma subito dopo si è messo a piangere per un episodio che è sfuggito alla nostra percezione. Possiamo dire anche che quel giorno è piovuto per una parte della mattinata ma che per tutto il resto della giornata è brillato il sole. In sostanza la realtà va comunicata con tutte le condizioni al contorno. Ciascuno di noi può raccontare la sua realtà, o se si preferisce la sua verità. Spesso trascurando alcuni dettagli o negandoli si modifica la realtà dei fatti a proprio piacimento. Questo è un esercizio sempre più diffuso ai giorni nostri quando si vuole, attraverso il linguaggio e la comunicazione in genere, portare chi ascolta a credere una cosa piuttosto che un'altra, convincendoli a condividere una realtà mistificata. La cosa drammatica è che una persona che è stata portata a credere a una "realtà" molto difficilmente cambierà idea, anche se messa difronte all'evidenza dei fatti. È il caso in cui la "realtà ci è stata imposta come uno schema, da annullare la nostra capacità di osservare”.  Questo è tipico di chi è molto abile nella dialettica, nella capacità ipnotica dei mezzi di comunicazione di cui la radio, ma soprattutto la televisione, sono maestre. Abbiamo nella nostra storia degli esempi illuminanti. Solamente le persone estremamente colte e riflessive, capaci di analisi critiche, non cadono in questi che io definirei tranelli mediatici. La libertà consiste nel non lasciarsi condizionare da realtà fittizie e nella capacità di cambiare visione nel momento in cui uno si accorge che sta sbagliando. Quando una o più persone si convincono che la "realtà imposta è la sola possibile si sfocia nell'idolatria”. Una cosa che mi ha colpito particolarmente nella discussione è stata la spiegazione secondo cui esiste  “una  differenza sostanziale fra ambiente e natura”. Non voglio ripetere quello che è stato espresso dal relatore ma mi preme ribadire che concordo in pieno sul fatto che molti confondono questi due aspetti, creando molto spesso danni irreparabili. La scienza, alla quale è richiesto un esame super partes, “dovrebbe affermare un concetto univoco”, senza divisioni interne, e solo dopo aver fatto tutte le verifiche necessarie e provato la ripetitività di un fenomeno. Non è accettabile, secondo me, che gli scienziati diano opinioni a volte contrastanti su un evento. L'asservimento della scienza alla politica genera conflitti e ritardi nelle scelte, spesso urgenti, che danneggiano il nostro pianeta. La tendenza a monetizzare tutto, cultura compresa, è deprecabile. La risorsa economica è solo un aspetto e viene sempre messa in primo piano rispetto alla risorsa umana. Queste sono alcune riflessioni, molto sintetiche, che ho voluto fare, soprattutto per non dimenticarmi delle cose interessanti discusse, ma anche perché molti altri abbiano l’opportunità di conoscerle, condividendole o criticandole.