domenica 14 aprile 2013

L'OPINIONE DI UN UOMO QUALUNQUE




La crisi è l'argomento più dibattuto da diverso tempo ormai. Ciascuno di noi ha o ha avuto la sfortuna d'imbattersi nella crisi o perché è stato licenziato o perché ha dovuto chiudere un'attività, o perché è uscito dall'azienda con incentivi e aspetta ancora la pensione o perché ha dei figli che non riescono a trovare lavoro o perché .... e qui la casistica può essere numerosa. Qualcuno ha scritto che non torneremo più indietro, altri hanno affermato che la crisi è quando i Clienti non pagano, altri ancora hanno ricordato che Einstein disse che la crisi sviluppa l'inventiva e che senza crisi non ci sono sfide. Altri hanno detto che una cosa è raccontare storielle e un'altra è la concretezza di affrontare il presente e mettere d'accordo il pranzo con la cena. Mi fermo qui e, nel mio piccolo con tutta l'umiltà di cui sono capace, affermo che tutte le cose che sono state scritte, anche se apparentemente alcune si contraddicono, sono vere. La crisi va affrontata a viso aperto, senza aspettare che altri risolvano i nostri problemi, rimboccarsi le maniche ed essere disponibili ad accettare lavori meno gratificanti come andare a scaricare la merce da un camion di notte. Molti laureati ancora non hanno trovato lavoro e  hanno abbandonato l'idea di lavorare nel proprio campo di specializzazione per trovare un lavoro qualsiasi, continuando a studiare in altri settori nel tentativo di aprire un domani una loro attività professionale senza aspettare che altri li assumano. Ritorno per un momento alla citazione di Einstein quando scrive " la vera crisi, è la crisi dell'incompetenza". Ammesso che questa crisi non sia stata cercata per via di una catena di comunicazioni non vere, che si sia ingigantita per via di un passaparola dove uno diceva cento e l'altro capiva mille, o per via di grandi esperti che dal loro pulpito dichiarano cose inesatte, chi è l'incompetente? Il politico e l'industriale che vogliono i massimi benefici a scapito dei lavoratori, o il lavoratore che non ha le sufficienti competenze per onorare il compito che l'azienda gli ha affidato? Dove può andare una Nazione se l'ingegnere si adatta a fare il fruttivendolo, o il biologo a fare il cameriere, o il laureato in legge a fare il domestico? Insomma quale futuro ha un Paese se la maggior parte dei laureati o dei diplomati non riesce a crescere professionalmente nel ramo per cui ha studiato e che gli è costato tanti sacrifici? Se tra i politici e grandi manager privati e pubblici regna l'incompetenza, vadano anche loro a scaricare le cassette al mercato invece di pretendere di darci lezioni di vita o peggio di rubare i soldi pubblici, ahimè impunemente. È prassi consolidata che i governanti vorrebbero una popolazione ignorante per raccontarle quello che vogliono e rimanere al potere per una vita. Gli investimenti fatti sulla scuola e nella ricerca lo dimostrano. I Paesi dove si investe il 10-15% del PIL ci stanno surclassando (www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-05/scuola-funziona-meglio-quella-090650.shtml?uuid=AbkcxG9G), e il nostro "pil" decresce di anno in anno. E i sindacati, anche loro, continuano a ripetere come un disco rotto "mettiamoci intorno a un tavolo per discutere tutti i problemi, una volta per tutte". Se dovessi mettere in fila tutti i tavoli delle trattative per  creare occupazione e strategie per il futuro, forse non basterebbe la distanza tra la terra e la luna. Conosco aziende i cui lavoratori, scontrandosi con i rappresentanti sindacali, hanno preferito riduzioni di stipendio pur di evitare licenziamenti di loro colleghi. Sono stufo delle battaglie ideologiche, bisogna essere più concreti e guardare in faccia la realtà. In questo si che mi auguro che il passato non torni più. Anche il settore bancario, con l'unico obbiettivo di massimizzare i risultati, continua ad operare tagli al personale e ridurre i prestiti alle PMI facendole fallire. La piccola e media impresa, zoccolo duro e orgoglio del nostro Paese, si sta fortemente ridimensionando e questo non è accettabile sia in termini occupazionali sia in termini di PIL. Lo Stato le ha abbandonate, dimenticando che sono state loro l'origine del nostro passato benessere. Si dovrebbe incentivare l'artigianato locale, aiutare l'agricoltura e il settore alimentare invece di multarlo per le quote latte o di investire sempre nelle solite multinazionali. Stimo e ammiro le persone che, dopo aver subito angherie di ogni genere, riescono a reinventarsi un lavoro o una nuova professionalità o adattarsi a fare qualunque cosa. Ma non dobbiamo dimenticarci che non siamo tutti uguali e c'è gente che psicologicamente non ce la fa, che si sente abbandonata dalla cosiddetta Società Civile, che forse ha subito,oltre alle umiliazioni nel mondo del lavoro, anche altre delusioni. Se tutti reagissero nel modo giusto non ci sarebbe la crisi e invece le dimensioni di disoccupati, inoccupati, esodati sta raggiungendo livelli insostenibili. E la politica cosa fa? Gioca a fare ostruzionismo. Non hanno rispetto per niente e per nessuno. Imprenditori e lavoratori che arrivano a commettere atti estremi dovrebbero restare sulla loro coscienza per tutta la vita e invece tutto scorre sulle loro spalle come acqua fresca. È come ucciderli una seconda volta, ma le colpe sono sempre quelle degli altri. C'è un forte bisogno di politici giovani, nuovi e onesti in grado d'interpretare i bisogni veri di un popolo e di far crescere la Nazione. Questa è la mia speranza.